Daniela Occhiali
Assessora Politiche Sociali
Comune di Zola Predosa
Presentazione
Mi avevano già chiesto in passato di impegnarmi nell’Amministrazione, ma per vari motivi avevo rifiutato… Quando me lo riproposero, nel 1993, avevo già i miei tre bambini, lavoravo vicino a casa e pensai, sottovalutando, che fare l’Assessora non mi avrebbe richiesto troppo tempo… in fondo una parte delle cose di cui mi sarei dovuta occupare riguardava le materie sulle quali lavoravo da vent’anni… conoscevo tutto del mondo della Scuola e ritenevo che una buona parte dell’impegno… cioè la formazione… fosse già acquisita… oltre a questo c’era la mia apertura agli altri, la voglia di rendermi disponibile per gli altri, per la mia comunità… quindi dissi di sì… e ho cominciato un’avventura durata vent’anni, dieci anni come Assessora e poi dieci anni come Sindaca.
Daniela Occhiali nasce a Sant’Agata Bolognese il 23 luglio 1954 da una famiglia di agricoltori di tradizione patriarcale nella quale però gli equilibri di genere sono tutt’altro che immobili e la mamma è figura di grande vigore, sia fisico… “diceva che faceva la casalinga, in realtà lavorava più del babbo”… sia emotivo… “quando ci fu l’occasione di accrescere la proprietà, comprando delle terre che i vicini avevano messo in vendita, dimostrò molto più coraggio di mio padre, insistendo, di fronte alle sue paure, per realizzare l’acquisto”.
Daniela è la maggiore di tre sorelle alle quali è profondamente legata, in particolare la più piccola. “Un momento bellissimo è stato quando è nata la mia terza sorella… in casa mi facevano sentire molto grande… dovevo fare tutto… e io ho accudito questa sorella in modo non forzoso, con grande soddisfazione… mi ricordo questa piccola bellissima e questo lungo momento molto felice”.
L’infanzia di Daniela scorre tra la casa dei nonni paterni, a Sant’Agata, e quella dei nonni materni, nelle campagne tra Rovigo e Ferrara, dove la famiglia si trasferisce quando lei ha due anni e ci rimane finché non ne ha sei.
La casa dei nonni materni… “e il loro grande podere… con un sacco di donne che ci lavoravano” è per Daniela un luogo felice “dai due ai sei anni, e poi, quando tornammo a vivere con i nonni paterni, durante le estati, che passavo sempre lì, insieme alle zie di mia mamma, che adoravo, e al mio nonno, che aveva una grande considerazione di me… che mi regalava le sue agende… sulle quali ho imparato a leggere…”.
Dalla famiglia di origine Daniela deriva un forte senso della responsabilità e delle regole, ma anche dell’autonomia, e del difficile percorso che porta alla sua realizzazione… “con mio padre era una battaglia quotidiana per strappare ogni giorno qualche pezzettino di libertà da vincoli di obbedienza molto forti e categorici”… e la volontà di riscattare, con la sua vita e la sua maternità, un senso delle relazioni molto contratto… “nonostante la stima che ho per lei, riconosco che mia madre non è stata capace di un rapporto affettivo pieno… come molte donne del suo tempo era poco abituata a manifestare i propri sentimenti… e io per reazione, uguale e contraria, sono diventata una mamma chioccia e coccolona… Dal punto di vista affettivo i miei figli sono la cosa più importante che ho fatto nella mia vita”.
Il percorso scolastico di Daniela comincia con la Scuola elementare, a Sant’Agata, appena ritornata dai quattro anni di convivenza nella casa dei nonni materni.
“Ricordo un inizio difficile… non conoscevo nessuno ed ero molto imbarazzata… in più era una scuola di suore di cui non mi piaceva quasi niente… tutti questi divieti… Poi ho sopperito con le mie capacità… Ero molto brava e questo mi dava una grande gratificazione”.
Elementari e Medie sono frequentate a Sant’Agata, poi il passaggio a Bologna, all’Istituto Magistrale Laura Bassi.
“In casa mia vigevano delle regole molto rigide, mio papà era molto rigoroso, forse perché con noi figlie era più semplice essere un dittatore piuttosto che cercare di gestire la nostra autonomia… e quando si trattò di andare alla scuola superiore… fu mia madre a insistere perché potessi andare a Bologna, a differenza della maggior parte delle mie compagne, che continuava a studiare, se continuava, nell’unico istituto per Segretaria d’Azienda che c’era nei dintorni di Sant’Agata…”.
Diplomata nel 1972, Daniela si iscrive, quello stesso anno, all’Università di Bologna, Facoltà di Pedagogia.
“Mi sarebbe piaciuto fare Psicologia, ma non potevo spostarmi a Roma o a Padova, e così mi diedi io un indirizzo psicologico sostituendo tutte le sociologie con le psicologie e modificando, in questo modo, il mio piano di studi, nella direzione dei miei interessi”.
Nel 1978 Daniela si laurea con una tesi in Psicologia dinamica dal titolo “La gelosia patologica” e comincia un tirocinio formativo presso il Roncati.
“Furono in tutto tre anni, due anni nel reparto femminile e uno nel reparto maschile… Un’occasione formativa importantissima e bellissima, in un mondo che da sempre mi affascinava e mi spaventava… Nel reparto femminile c’erano donne molto gravi, dalle depresse alle schizofreniche… molte malattie d’amore… amore incompreso o non corrisposto o non ricevuto adeguatamente dalla famiglia di origine… Nel reparto maschile c’erano spesso situazioni di crisi legate al lavoro… all’incapacità di lavorare o alla disoccupazione… Per me era come cogliere dal vero certe chiavi di lettura dell’esperienza umana che fino a quel momento avevo solo letto nei libri… Mi rendevo conto, per la prima volta, di come le malattie mentali non fossero parificabili… delle differenze tra le donne e gli uomini… nel modo di esprimere la sofferenza, nei linguaggi verbali e non verbali messi in atto per farsi capire… E poi mi resi conto che non si diventa mai bravi abbastanza… che a volte i pazienti diventano più bravi del medico nel sapere capire cosa ci si aspetta che dicano, nel prendersi gioco del sistema di cura... e che non si è mai imparato a sufficienza. Furono anni intensi… poi, quando rimasi incinta della mia prima figlia, mi consigliarono di smettere e io smisi”.
Il percorso lavorativo di Daniela comincia lo stesso anno del diploma superiore (1972). Dal 1972 al 1976 lavora nel doposcuola di Sant’Agata, assunta dal Comune per svolgere attività laboratoriali e assistenza ai compiti, in particolare nell’area scientifica.
“Anche quella dell’insegnamento è stata un’esperienza cominciata con grande passione e con grande inesperienza… Le reazioni dei bambini… che nel tempo ho imparato a gestire… allora mi preoccupavano non poco… Quando cominciai, non avevo nemmeno diciotto anni, e i bambini otto… Ricordo di un bambino che scappava regolarmente dalla classe e girava attorno alla scuola per farsi rincorrere… e io lo rincorrevo… fino a quando… abbastanza in fretta devo dire… ho imparato ad aspettarlo al varco anziché rincorrerlo… Negli anni la passione non mi ha mai lasciato… come però anche il senso di non essere mai del tutto preparata… perché i bambini sono in continuo cambiamento e c’è sempre qualcosa che devi imparare… Penso che il senso di inesperienza sia una costante di un lavoro come questo e che il senso di inesperienza puoi sostenerlo solo con un grande entusiasmo”.
Nel 1975 Daniela vince il primo concorso per insegnante statale elementare.
“Lo vinco con un punteggio molto alto e posso scegliere la scuola di destinazione, che individuo nelle Scuole Lipparini di Borgo Panigale. Lì c’era un Direttore molto in gamba e un gruppo di insegnanti molto motivate… cosicché, quando successivamente supero il concorso abilitante per l’insegnamento nella Scuola Superiore, decido di rimanere alla Scuola Elementare. Sono rimasta a Borgo Panigale per tre cicli completi di insegnamento, in totale quindici anni”.
Intanto Daniela, che ha avuto due figlie (Chiara, 1983 e Marta, 1987), e desidera un terzo figlio, chiede e ottiene il trasferimento a Sant’Agata.
“Dal 1991 comincio a lavorare a Sant’Agata… La situazione era molto diversa da quella di Borgo Panigale, però andavo a scuola a piedi e la comodità, per la quale avevo chiesto il trasferimento, c’era tutta”.
Nel 1992 nasce Leonardo. Daniela rientra al lavoro nel 1993 e resta in servizio fino al 2004 quando ottiene l’aspettativa, per impegni amministrativi, dalla quale passa direttamente, nel 2013, al pensionamento.
“Mi sono avvicinata alla politica attraverso il Sindacato, quando ho cominciato a insegnare. Mio padre, e di conseguenza la mia famiglia di origine, era tradizionalmente democristiano… senza tanti pensieri… era così perché anche la sua famiglia era così… ma aveva una grande stima di me… e quando ho cominciato a interessarmi di politica, e a impegnarmi, ha iniziato a cambiare idea politica… a interessarsi e a seguirmi… fino a quando non è morto… e quando sono diventata Sindaca a Sant’Agata mia madre mi ha portato la sua eredità dicendomi: ‘Se ci fosse tuo padre sarebbe molto felice’… che per me è stato un grandissimo riconoscimento”.
Nel 1993 Daniela viene chiamata, dall’allora Sindaco di Sant’Agata, a ricoprire la carica di Assessora a Scuola e Cultura.
“Mi avevano già chiesto in passato di impegnarmi nell’Amministrazione, ma per vari motivi avevo rifiutato… Quando me lo riproposero, nel 1993, avevo già i miei tre bambini, lavoravo vicino a casa e pensai, sottovalutando, che fare l’Assessora non mi avrebbe richiesto troppo tempo… in fondo una parte delle cose di cui mi sarei dovuta occupare riguardava le materie sulle quali lavoravo da vent’anni… conoscevo tutto del mondo della Scuola e ritenevo che una buona parte dell’impegno… cioè la formazione… fosse già acquisita… oltre a questo c’era la mia apertura agli altri, la voglia di rendermi disponibile per gli altri, per la mia comunità… quindi dissi di sì… e ho cominciato un’avventura durata vent’anni, dieci anni come Assessora e poi dieci anni come Sindaca”.
Nel 1994, candidata nella lista di coalizione della sinistra, come rappresentante del Partito Democratico della Sinistra, viene eletta con un notevole numero di preferenze. Prima tra gli eletti, unica donna, riceve nuovamente dal Sindaco la delega a Scuola e Cultura e l’incarico di Vicesindaca. Nel 1999, ricandidatasi nuovamente, ottiene conferma delle precedenti deleghe e carica.
Nel 2004 viene proposta dal Partito Democratico come candidata Sindaca di una lista di centrosinistra. Vinte le elezioni, ricopre la carica di Sindaca di Sant’Agata Bolognese per due legislature, dal 2004 al 2014.
“Il primo anno di mandato faccio anche l’insegnante… con il risultato di essere sempre fuori posto… quando ero a scuola dovevo scappare a una riunione… quando ero in Comune dovevo correre a scuola… nonostante una collega molto disponibile, che mi diede un grande sostegno, mi ritrovai alla fine dell’anno scolastico distrutta… però intanto avevo portato la mia classe alla quinta e mi sentivo più tranquilla all’idea di lasciare la scuola… Così decisi di chiedere un’aspettativa… Per alcuni mesi mi sembrò una cosa stranissima… La scuola era la mia vita e di colpo mi si liberò un sacco di tempo… che però in pochi mesi si riempì di nuovo, e ancora di più, di altri impegni… Ho vissuto la carica di Sindaca con un grande impegno, come avevo fatto fino ad allora con il lavoro… in modo totalizzante… per farti un esempio, se andavo in giro in bici, guardavo solo le buche e la tenuta dei fossi tanto che le mie amiche non volevano più venire in bici con me… ed era tutto così… perché se vuoi fare bene l’amministratrice non puoi tenere troppo spazio per te”.
Concluso il mandato di Sindaca nel 2014… “e dopo un anno di grande amarezza, per una vittoria, di appena duecento voti, del centrodestra, che personalmente ho vissuto malissimo e faccio ancora fatica a digerire”… Daniela accetta dal Sindaco di Zola Predosa la proposta di assumere (dal 1 settembre 2015) le deleghe a Politiche Sociali e Immigratorie, Politiche Sanitarie, Politiche Abitative, rimaste vacanti dopo le dimissioni della precedente Assessora.
Terminato il mandato del Sindaco Fiorini , il nuovo sindaco Davide Dall'Omo, chiede a Daniela di continuare a occuparsi degli stessi temi (sociale, sanità, casa, immigrazione, pari opportunità) affidandole la delega “Cura diritti benessere delle persone”.
“Ho accettato con entusiasmo per diversi motivi: innanzitutto perché stimo il Sindaco Dall'Omo e sono fiera di collaborare con lui, poi per il desiderio di continuare a seguire alcuni progetti avviati, approfondendo la conoscenza di questo territorio e della sua cittadinanza, e poi perché mi piace molto la nuova dicitura del mio assessorato… mi pare che ne valorizzi, in positivo, i compiti e gli obiettivi. Oltre a questa, il Sindaco mi ha affidato una nuova delega… quella al personale… interessante e molto complicata… penso che anche questa delega permetta di parlare di cura, di diritti, di benessere… Ho iniziato incontrando tutti i e le dipendenti, singolarmente o per Aree e Servizi, per ascoltare e per capire se, come amministrazione, possiamo mettere in atto strategie, riorganizzazioni, assunzioni che migliorino il lavoro e la vita dei nostri e delle nostre dipendenti. Sarà un lavoro lungo, delicato, che occuperà del tempo. I riscontri finora sono molto positivi, le persone mi portano la loro soddisfazione di essere ascoltate, negli incontri convocati mi dicono di sentirsi a proprio agio. Il lavoro rispetto alla delega che seguivo nel mandato precedente è tantissimo, gli argomenti sono difficili da affrontare e da risolvere. Le emergenze abitative , l'inserimento in strutture protette per minori, il sostegno all'integrazione delle persone con disabilità, l'attenzione alle persone anziane sole, sono le criticità che quotidianamente si presentano e che richiedono attenzione, lavoro, sensibilità, risorse economiche. Tutto questo lavoro viene condiviso con ASC InSieme, che ora si trova in un momento di passaggio, per il cambiamento di due su tre componenti del Consiglio di Amministrazione e della Direttora. Ci sarà quindi un momento di riassestamento, di incontri con assessori e assessore, sindaci e sindache, responsabili dei cinque Comuni con il nuovo Consiglio di Amministrazione e con la nuova dirigenza. Il primo anno del nuovo mandato è quasi passato… questo conferma la mia percezione di amministratrice con lunga, lunghissima, esperienza… i cinque anni di ciascun mandato volano e per questo non bisogna sprecare nemmeno un minuto! Il lavoro è tanto, i cittadini e le cittadine si aspettano tanto, proviamo a fare del nostro meglio per essere all'altezza del compito assegnato.
Sposata dall’età di ventiquattro anni (1978), Daniela vive con il marito e il figlio più giovane. “Casa mia è un bellissimo casino, nonostante le due figlie più grandi vivano ormai per conto loro, si appoggiano spesso da me, compresi compagni e nipotino… il piccolino della mia maggiore, al quale mi dedico molto e che è stata, nel momento della sconfitta del centrosinistra a Sant’Agata, una medicina molto efficace per tenermi impegnata in cose belle”.
Figlia di una madre ormai molto anziana, Daniela si occupa di lei insieme alle sorelle, “con un particolare senso di responsabilità”.Autovalutazione
Mi pare di riuscire a comunicare i miei pensieri e i miei intenti… la mia linea amministrativa… perché non mi sottraggo… Non dico mai è così e basta, cerco sempre di portare degli argomenti, di comunicare i motivi delle scelte e mi pare di riuscire a farlo bene.
Quanto senti politicamente di riuscire a mantenere e consolidare relazioni?
“Sono capace di accoglienza e di entrare in sintonia e ho un buon ritorno, in questo, dalle relazioni che ho instaurato. Sono anche capace di mantenere nel tempo le relazioni, sia con i colleghi sia con i cittadini”.
Quanto senti politicamente di riuscire a gestire conflitti?
“Qui sono molto meno brava. Spesso non mi sento adeguata. Metto tanto impegno nelle relazioni per capire la posizione delle persone che mi trovo di fronte e molto di me stessa nel cercare di essere il più possibile disponibile, e quando questo non sortisce gli effetti di reciproca comprensione che desidererei, rischio di non fare abbastanza differenza tra relazione personale e relazione politica… Tendo a essere permalosa e faccio fatica ad accettare l’inconciliabilità delle posizioni politiche. Quando il contrasto tra maggioranza e minoranza si traduce in conflitto mi crea problema… Come dicono i miei figli: ‘Vuoi piacere a tutti, ma alla fine vuoi avere ragione tu’”.
Quanto senti politicamente di riuscire a comunicare?
“Mi pare di riuscire a comunicare i miei pensieri e i miei intenti… la mia linea amministrativa… perché non mi sottraggo… Non dico mai è così e basta, cerco sempre di portare degli argomenti, di comunicare i motivi delle scelte e mi pare di riuscire a farlo bene”.
Quanto senti politicamente di riuscire a risolvere problemi?
“In questi anni il ritorno è stato ambivalente: da un lato una grande voglia di cambiare delle cose… nella modalità di gestire la macchina comunale, di dare più risposte ai cittadini, di velocizzare i tempi… dall’altro le difficoltà legate a un sistema difficile da cambiare e per questo mortificante. Tra queste due sponde il mio impegno si è rivolto a cercare di migliorare lo stato delle cose con le risorse date… per esempio la valorizzazione del personale, che ho sempre cercato di far crescere, attraverso la mia stima e il potenziamento dei ruoli, oppure l’attenzione all’accoglienza dei cittadini, che a mio parere deve essere un giusto mix di capacità di ascolto e di competenza nel dare risposte chiare, specifiche, e riferite a tempi certi”.
Quanto peso politico senti di avere?
“A volte ho l’impressione che mi sia stato attribuito un peso più grande di quello effettivo e non vorrei che ci fossero aspettative troppo alte sulla mia persona. Il mio impegno, in questa nuova avventura istituzionale, ce lo metterò tutto… perché sono abituata così… però insieme a tante potenzialità ho trovato anche molte criticità”.
Quanta leadership senti di avere?
“Abbastanza… Un vecchio segretario comunale di Sant’Agata notava che le persone entravano nel mio ufficio arrabbiate e uscivano sorridenti… prima mi dicevano no e poi si lasciavano convincere… Penso che il dialogo ottenga molti risultati e in questo ho una certa capacità”.Riflessione
Omogeneità, dal punto di vista sociale, vuole dire che a tutti i cittadini di un territorio vasto deve essere offerta la stessa quantità e la stessa qualità di Servizi, indipendentemente dal Comune di residenza, e agli stessi costi. Questo non vuole dire però, per esempio, che in tutti i Comuni ci debbano essere le stesse strutture, ma che tutti possano egualmente usufruire di strutture sovracomunali.
Qual è la tua idea di sovracomunalità?
“La sovracomunalità è una condizione necessaria… per mille motivi, che vanno dalla condivisione delle risorse economiche a quella delle regole amministrative… una condizione che non deve essere vissuta come una perdita di identità, ma come un potenziamento. Soprattutto se si è piccoli Comuni la sovracomunalità rappresenta certamente un vantaggio”.
Qual è la tua idea di sussidiarietà?
“Anche la sussidiarietà è un’ottima cosa per l’ente pubblico… perché da solo è evidente che non ce la può più fare… Però considero fondamentale che il pubblico mantenga il governo della gestione dei Servizi, perché ne ha responsabilità politica”.
Qual è la tua idea di solidarietà?
“È molto complicato attuare la solidarietà. Il rischio è di diventare un po’ paternalisti, mentre il compito di un ente pubblico dovrebbe essere quello di responsabilizzare le persone per promuoverne l’autonomia. Un esempio può essere l’utilizzo dei tirocini formativi, piuttosto che del contributo, come accompagnamento all’indipendenza economica. Penso che sia questa la mediazione da fare con la solidarietà… facendo attenzione a non fare retro pensieri, continuando a essere accoglienti, pur esercitando tutte le facoltà dell’obiettività e della razionalità. Ma in questo penso ci sia un’evoluzione, determinata anche dalla crisi economica: quando avevamo più soldi c’era una politica più assistenzialistica, ora è all’empowerment che dobbiamo guardare”.
Qual è la tua idea di omogeneità?
“Omogeneità, dal punto di vista sociale, vuole dire che a tutti i cittadini di un territorio vasto deve essere offerta la stessa quantità e la stessa qualità di Servizi, indipendentemente dal Comune di residenza, e agli stessi costi. Questo non vuole dire però, per esempio, che in tutti i Comuni ci debbano essere le stesse strutture, ma che tutti possano egualmente usufruire di strutture sovracomunali”.
Qual è la tua idea di condivisione/differenziazione?
“Conoscere le caratteristiche dei diversi Comuni che costituiscono un territorio vasto è fondamentale per organizzare i Servizi secondo la specificità delle risorse e dei bisogni che sono state determinate nel tempo dalla storia e dalle tradizioni di quel particolare luogo. Se, per esempio, in un Comune c’è una forte rete di solidarietà tra persone anziane, probabilmente ci sarà meno bisogno di un Centro Diurno.
È importante che le iniziative di gestione condivisa tengano conto delle particolarità locali, avendo cura però di condividere le scelte di fondo e di creare regole condivise”.
Quanto senti significative e incisive le Politiche di Pari Opportunità all’interno di ASC InSieme?
“Collegare le Politiche di Pari Opportunità alle Politiche Sociali mi sembra una scelta molto positiva. Le Pari Opportunità, infatti, non sono un tema, ma un metodo che va applicato a ogni ambito di intervento, avendo cura di filtrare ogni cosa che si fa attraverso la loro lente di ingrandimento.
Nella mia esperienza di Sindaca a Sant’Agata Bolognese, quando mi sono ritrovata, peraltro casualmente, con una Giunta di quattro donne, mi sono dovuta difendere dal sessismo di chi mi diceva che le donne sono più sensibili e più brave. Non penso che le donne siano più sensibili e più brave… soprattutto se queste considerazioni sono espresse per scaricare delle responsabilità… penso invece che sia nostra responsabilità proporci per le nostre capacità, e per le nostre competenze, ed essere valutate per le nostre capacità, e per le nostre competenze. I dati raccontano ancora di un gap di presenza nelle posizioni che contano e nelle valorizzazioni economiche… anche se la Legge ci dice che ci devono essere pari opportunità di genere… Però Pari Opportunità non significa solo lavorare sulle differenze/relazioni di genere, ma anche su altri piani, come ASC InSieme sta facendo, a partire dal sistema di rendicontazione Generi Genesi Generazioni”.