Arash Bahavar
Vicepresidente
ASC InSieme
Presentazione
Quello che amo più di tutto è il significato delle cose, la risposta alla domanda perché, la motivazione delle scelte.
Arash Bahavar nasce a Bologna il 27 gennaio 1985 da genitori persiani conosciutisi in Italia durante il loro percorso universitario.
“Ho un concetto di famiglia allargato che è basato sui miei genitori e sulla loro scelta di vivere in una realtà differente da quella nella quale sono cresciuti, e sulla decisione di accettare, per questa ragione, una serie di rinunce economiche e affettive. La mia famiglia, oltre a loro, è fatta delle persone che nel tempo ho chiamato zii e cugini, e che sento più vicine a me: oggi la mia ragazza e i miei amici più stretti, in passato anche alcuni amici importanti dei miei genitori”.
Cresciuto in Italia, Arash guarda alle sue origini attraverso alcuni tratti dei suoi genitori: “l’eleganza di mia madre… nel suo modo di muoversi, di parlare, nella sua gestualità… e il fascino di mio padre… il suo sguardo diverso, che è lo sguardo di chi porta negli occhi il luogo in cui è cresciuto”.
Arash è uno dei primi nuovi italiani. Capisce perfettamente il persiano, ma lo parla poco, per la decisione, presa dai suoi genitori, di scegliere la via dell’integrazione, piuttosto che quella della differenziazione. “Quando ero piccolo era prioritario darmi più strumenti possibili per integrarmi. La scelta fu quella di rafforzare il mio italiano, a discapito della lingua delle mie origini… I miei genitori, però, parlano un misto di persiano e di italiano, che crea una terza lingua, che non è né l’una nell’altra, ma una nuova forma del parlato… una trasfigurazione della cultura delle nostre origini, impastata alla cultura italiana… come nella cucina di casa, che è sempre stata bietnica, un misto di piatti italiani e di piatti persiani”.
Tra gli insegnamenti più importanti ricevuti dai genitori: la motivazione… “quando chiedevo qualcosa, mio padre mi spiegava sempre perché… perché sì e perché no…” e il rispetto per tutti… “il rispetto che si manifesta in un certo modo di guardare, di ringraziare, in un gesto, in una valorizzazione, anche quando non si esprime attraverso le parole che gli altri si aspetterebbero”.
Religiosamente non praticante, “né cattolico, né musulmano”, Arash è affascinato da molte religioni, quando però “non nascondono giustificazioni prive di fondamento e che negano l’evidenza… Quello che amo più di tutto è il significato delle cose, la risposta alla domanda perché, la motivazione delle scelte”.
Di inclinazione decisamente sociale, Arash è attratto, fin da piccolo, dai rapporti umani, che coltiva con i coetanei, con una particolare predilezione per Parco Respighi di Zola Predosa… “Ero sempre là… Se qualcuno chiedeva dov’è Arash?.. la risposta era sempre quella… al Parco!.. Era come se avessi lì il mio ‘ufficio’, e anche per molti dei miei amici era così. Era un luogo naturalmente protetto… che anche i miei genitori sentivano sicuro e importante per me… Ciao, io esco… Non torno?.. Fidati, sono lì… Sto ancora giocando… Quando, a dodici anni, chiesi a mia madre il Nintendo 64, lei mi rispose che uscire e andare al Parco era molto meglio. Al Parco ho conosciuto i miei amici di infanzia… le prime amicizie che ho sentito veramente forti sono nate lì… prima al Parco, e poi a Scuola”.
Asilo nido, scuola dell’infanzia, scuola elementare e scuola media a Zola Predosa, Liceo Scientifico a Casalecchio di Reno, Università a Bologna, alla Facoltà di Giurisprudenza, dove Arash si laurea nel 2012 con una tesi in Diritto costituzionale dal titolo Doppia cittadinanza e questioni di fedeltà.
“Un esempio è il servizio militare, che è una fedeltà allo Stato: ma chi ha doppia cittadinanza a chi deve essere fedele? Un altro è il diritto di voto: può essere considerato un gesto di fedeltà al paese in cui si vive? Soprattutto per chi assolve doveri economici, e dovrebbe quindi avere diritti politici? È stata una tesi biografica: io ho una cittadinanza iraniana e una cittadinanza italiana”.
Dopo la laurea Arash ha svolto la pratica legale e ha superato l’Esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato.
“L’avvocato… se dovessi spiegarlo con parole semplici… ad un bambino… direi che è un consigliere fidato… un consigliere fidato innamorato del diritto… e della comunità. Il diritto non porta necessariamente alla giustizia. La giustizia è lo strumento per tutelare il diritto, che è un regolamento della vita comune. E quindi la comunità… innamorato della comunità… che è quell’insieme di persone che per convivere decide di darsi delle regole… non di fossilizzarsi sulle regole, ma di muoversi dentro le regole… dinamiche, come dinamico è l’insieme di persone, senza alcun tipo di distinzione, che forma la comunità”.
Dopo diverse esperienze lavorative “studentesche” (barista, istruttore di minibasket, supporter di tecnico informatico, cameriere) oggi Arash è socio di una neosocietà (incampo Snc) che si occupa di esternalizzazione di servizi in campo sportivo e agricolo.
“Sono innamorato del genere umano, che trovo affascinante in ogni sua componente… la psicologia mi attrae molto… le scelte che facciamo, i loro perché… mi piace ascoltare le persone, ma ho anche un grande difetto… se le cose vengono ripetute eccessivamente, perdo la pazienza e tendo a dire cosa bisognerebbe fare… La psicologia rientra nei miei interessi, ma non potrebbe mai essere la mia professione. La Giurisprudenza invece risponde in tutto alle mie aspirazioni… perché è una risposta alle domande sul perché… perché succede questo… perché succede quest’altro… è una disciplina che mi dà la motivazione delle cose… e io sono così… se mi dai una motivazione io non ti chiedo altro… ma se non me la dai chiedo sempre: perché?”.
Una madre molto conosciuta a Zola Predosa, dalla personalità forte, “con una decisa vocazione politica”, rappresentante di classe dinamica e capace, tra le prime attiviste della Consulta degli Stranieri, orienta indirettamente Arash a frequentare luoghi alternativi ai suoi e a costruire il suo impegno sociale a Casalecchio di Reno.
“Amo definirmi casalecchiese di adozione… a Zola sarei stato, volente o nolente il ‘figlio di mia madre’… Ho voluto creare una mia identità senza essere identificato con lei… e mettere alla prova la mia capacità di autoaffermarmi senza il peso di essere ‘figlio di’… una questione meramente personale… non certo di antagonismo sociale o politico”.
Con gli anni del Liceo inizia quindi, proprio a Casalecchio, l’impegno sociale, che passa principalmente per la Polisportiva Masi. Prima come giocatore di basket (“anche se il mio senso sportivo era molto goliardico e poco competitivo”), poi come allenatore di minibasket (“tra i più perdenti… quando allenavo non guardavo mai al risultato, ma cercavo sempre di motivare e di spronare… il mio motto era: ‘Quando si entra in campo bisogna uscire vincenti’… che è diverso da vincitori… uscire con la capacità di dire di aver dato tutto, … è anche questa una vittoria”), successivamente membro del Consiglio Settore Pallacanestro, poi del Consiglio direttivo e infine dell’Ufficio di Presidenza nei quali è tuttora.
“Il senso più bello dell’associazionismo è conoscersi e collaborare insieme. È un’esperienza formativa a cui ho dato tanto, ma da cui ho anche ricevuto tanto”.
Da settembre 2016 Arash è membro del Consiglio di Amministrazione di ASC InSieme. Fino al 2019 con il ruolo di Consigliere, dal 2020 con quello di Vicepresidente. Il lavoro amminitrativo è concepito da Arash come un impegno di tipo professionale nel quale mettere a disposizione competenze per il raggiungimento, “con efficienza e efficacia”, degli obiettivi che l’Azienda ha nella propria mission.
“Qualcuno accogliendomi mi ha detto che ASC è una grande famiglia… È accaduto anche in altri luoghi… Pur comprendendone la motivazione, che rispetto, personalmente ritengo il termine famiglia estremamente fuorviante. Sul luogo di lavoro non posso concepire le persone con cui collaboro come se fossero miei familiari. Per quanto io abbia un concetto di famiglia molto allargato, e provi simpatia per le persone con cui mi confronto, ritengo che la famiglia sia una cosa e che il luogo di lavoro sia un’altra… perché altrimenti il rischio, se ti concepisco come familiare, è che tutto sia dovuto o che nulla sia da fare. Chi entra nell’ottica della famiglia, difficilmente riesce a mantenere lucidità… soprattutto quando è necessario affrontare le criticità e bisogna poter confidare sul fatto di avere come interlocutori dei professionisti ai quali siano chiari ruoli, mansioni, e soprattutto diritti e doveri. E poi… se una cosa va, non ci sono problemi, e non c’è bisogno di appellare la famiglia per questo… se non va, non è certo il concetto di famiglia che può aiutare. Se si vuole aiutare qualcuno, la cosa migliore è stimolarlo a vedere i propri errori e quindi attraverso una critica costruttiva”.
Autovalutazione
Riconosco come una mia capacità sapere ascoltare un problema e motivare le risposte, senza dare false speranze. Non amo la condiscendenza, anche se a volte la mia disponibilità all’ascolto e alla collaborazione viene confusa per condiscendenza. Sono abituato a essere sottovalutato e tendo a trasformare i miei presunti difetti in punti di forza. Essere disposto ad ascoltare, non vuole dire che io faccia quello che le persone vogliono.
Quanto senti politicamente di riuscire a mantenere e consolidare relazioni?
“Riconosco come una mia capacità sapere ascoltare un problema e motivare le risposte, senza dare false speranze. Non amo la condiscendenza, anche se a volte la mia disponibilità all’ascolto e alla collaborazione viene confusa per condiscendenza. Sono abituato a essere sottovalutato e tendo a trasformare i miei presunti difetti in punti di forza. Essere disposto ad ascoltare, non vuole dire che io faccia quello che le persone vogliono”.
Quanto senti politicamente di riuscire a gestire conflitti?
“Non ho paura di scontrarmi, anzi ritengo che sia più facile gestire un conflitto esplicito che latente e che la capacità di gestire conflitti sia una mia caratteristica. Mi piace sviscerare le questioni e tirare fuori i problemi per trovare le soluzioni più opportune. Non credo nel concetto di mediazione a tutti i costi. Se c’è un problema ci si può venire incontro, ma non sempre è possibile trovare una conciliazione sulle azioni”.
Quanto senti politicamente di riuscire a comunicare?
“Politicamente parlando, mi manca questa esperienza e so di dovermi formare. Ma nessuno nasce imparato, no?”.
Quanto senti politicamente di riuscire a risolvere problemi?
“Gestione e risoluzione di un problema sono due cose diverse. Sono capace di gestire un problema, ma non è detto che sia altrettanto in grado di risolvere un problema. Di fronte a un problema abitativo, per esempio, posso essere in grado di gestire una situazione di emergenza… di cercare, e di trovare, una camera in un albergo… ma non di risolverlo… cioè di eliminare le cause che hanno portato a quel problema. C’è poi anche un aspetto astratto della risoluzione di un problema che è la soddisfazione di chi ha quel problema… anche senza intervenire sulla risoluzione del problema si può cercare di dare delle risposte soddisfacenti a chi si trova in una situazione problematica… e questo penso che sia un tema politico importante”.
Quanto peso politico senti di avere?
“Credo di essere una persona autorevole… non so se sono riconosciuto come tale. Quindi la risposta a questa domanda, se vista dagli altri, è: non lo so. Non sono persona da pacche sulle spalle. La consapevolezza della mia autorevolezza mi viene dai risultati… quando, anche nel caso di una strategia delineata e poi disattesa, mi rendo conto, dagli sguardi di chi mi riconosce ragione, che avevo visto giusto”.
Quanta leadership senti di avere?
“Sono una persona che ama esporsi, ma non amo trascinare. Amo essere seguito. Generalmente non chiedo fiducia, dimostro di meritare fiducia. Sono abituato a sentirmi sottovalutato, ma ho una forte autostima. E spesso sfrutto la sottostima per poi uscire sorprendente”.
Riflessione
Perché si arriva a concepire azioni di pari opportunità? Perché evidentemente non sono garantiti pari diritti a tutti… Quanto conviene a un’Azienda non usufruire a pieno delle risorse che possiede? Perché scegliere da un solo bacino, quando hai più di un bacino da cui attingere?
Il concetto di pari opportunità è anche economico e organizzativo. Il mio obiettivo è fare funzionare l’attività di ASC InSieme. Se sei in grado di gestirla a me non interessa la tua provenienza, la tua età o il tuo genere.
Qual è la tua idea di sovracomunalità?
“Sovracomunalità è andare oltre il singolo Comune, trascendendo considerazioni e interessi particolari”.
Qual è la tua idea di sussidiarietà?
“Sussidiarietà è un principio politico inevitabile secondo il quale, se un Ente svolge il proprio compito, un altro Ente non deve intervenire sovrapponendosi, ma piuttosto sostenendone l’azione”.
Qual è la tua idea di solidarietà?
“Concepisco la solidarietà come un insieme di diritti e di doveri e la riferisco all’articolo 2 della nostra Costituzione, che parla di diritti inviolabili dell’uomo e di doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Non siamo isole, siamo persone che possono, e devono, sostenersi e aiutarsi e la solidarietà deve essere un principio regolatore della vita”.
Qual è la tua idea di omogeneità?
“Non penso che omogeneità significhi valutare tutte le questioni in maniera uguale. Penso invece che significhi assicurare eguali principi, avendo la capacità di valutare situazioni diverse in modo diverso, caso per caso”.
Qual è la tua idea di condivisione/differenziazione?
“Penso che le esigenze e le risorse debbano essere condivise e che le scelte vadano differenziate in relazione ai casi specifici. Sforzandosi però, anche laddove c’è differenziazione, di trovare punti di contatto. Quindi concretezza delle scelte, non astrattezza delle scelte. Per esempio, un Servizio come il trasporto dei bambini con disabilità deve essere condiviso, mentre, sempre per rimanere in questo ambito di interventi, una cosa sono i Servizi educativi per bambini che hanno una disabilità fisica, altra cosa sono i Servizi educativi per bambini che hanno una disabilità cognitiva. Se lo scopo di ASC InSieme è garantire Servizi che portino alla valorizzazione delle persone, bisogna dirsi che si può valorizzare una persona se la si conosce e quindi che è importante condividere l’importanza di garantire Servizi, ma diversi, a seconda delle esigenze della persone a cui servono”.
Quanto senti significative e incisive le Politiche di Pari Opportunità all’interno di ASC InSieme?
Vorrei andare oltre i luoghi comuni. Perché si arriva a concepire azioni di pari opportunità? Perché evidentemente non sono garantiti pari diritti a tutti… Quanto conviene a un’Azienda non usufruire a pieno delle risorse che possiede? Perché scegliere da un solo bacino, quando hai più di un bacino da cui attingere?
Il concetto di pari opportunità è anche economico e organizzativo. Il mio obiettivo è fare funzionare l’attività di ASC InSieme. Se sei in grado di gestirla a me non interessa la tua provenienza, la tua età o il tuo genere”.